Ci sono tanti modi di organizzare delle mostre collettive di opere d’arte. In ciascuno di questi modi vigono la selezione critica e il senso di competizione. Questo non è certo un male, anzi ogni esposizione collettiva esprime un suo senso, una ideologia, un bisogno. L’organizzazione di do ut do nasce però da istanze opposte. Le selezioni delle sue edizioni finora avvenute sono state anch’esse basate su una valutazione estetica delle opere, ma queste tante opere, e sempre di maggiore qualità, rispondono al concetto del “dono”. Gli artisti, le gallerie e i collezionisti se ne privano per destinarle a un fine altamente umano. Il dono come opposto del possesso.
A cominciare dalla prima, ogni edizione successiva è maturata sull’esperienza di quelle precedenti, in un crescendo di generosità di tutti i soggetti coinvolti. L’ultima edizione di doutdo presenta una collezione di opere collegate fra loro dalla dedizione e dal senso umano della vita. Questa collezione, nella sua interezza, supera anche il senso delle sue opere singole, e si costituisce come “atto d’amore”.
Doutdo ha raccolto la sfida nel 2012 e continua il suo percorso con pragmatica perseveranza e creatività “dada” (come ha detto Alessandro Mendini, padrino di doutdo).
Nel corso degli anni doutdo ha raccolto sensibilità dei singoli, le ha riunite in un progetto artistico e le ha trasformate, attraverso la donazione delle intere somme raccolte grazie a collezioni d’arte o di design, in un’azione concreta di responsabilità sociale a sostegno della missione della Fondazione Hospice.
Nel pieno spirito solidale che caratterizza il progetto do ut do fin dal suo nascere tutte le collaborazioni dei soggetti coinvolti sono prestate a titolo totalmente gratuito.
Le edizioni di doutdo:
www.doutdo.it