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La collaborazione tra Fondazione del Monte e Fondazione Hospice è ormai quasi ventennale: un arco di tempo importante, che ha accompagnato la crescita delle attività di Fondazione Hospice e che ha sempre saputo esprimere una vicinanza particolarmente attenta al mutare dei bisogni, delle dinamiche, della relazione tra le esigenze del territorio in termini di cura e le risposte che i diversi soggetti del non profit hanno saputo nel tempo mettere in campo, ciascuno secondo i propri obiettivi e le proprie competenze. A “rileggere” il significato di questa relazione positiva è Giusella Finocchiaro, Presidente della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.
Presidente, quali sono, dal vostro punto di vista, gli elementi di fondo che continuano ad arricchire di senso questo impegno comune?
La Fondazione del Monte sostiene la Fondazione Hospice fin dalla costruzione della prima struttura a Bentivoglio ed ha contribuito allo sviluppo di molte delle attività che hanno permesso di connotare l’assistenza ai pazienti secondo elevati standard di qualità, in qualche misura concorrendo a realizzare uno dei più significativi esempi di best practice non solo a livello locale. Ciò significa da un lato affrontare i temi dell’efficienza e della qualità dei servizi socio-sanitari in Italia, dall’altro valorizzare ancora una volta il contributo che viene dall’agire sussidiario e solidale, mettendo al centro il rispetto della dignità della persona. La Fondazione del Monte, attraverso il sostegno ai programmi assistenziali e clinici, ha inteso contribuire a un sostanziale miglioramento delle modalità di cura dei pazienti e di presa in carico delle loro famiglie.
Si tratta di quasi due decenni che sono stati cruciali per il mondo delle cure palliative, che da soggetto pressoché sconosciuto – in Italia – vede oggi riconosciuto il proprio valore e sono diventate parte del concetto ampio di “cura”, anche alla luce della recente pandemia. Che cosa, allora, vi ha convinto a scommettere su un contesto allora così pionieristico?
Il percorso di “cura”, inteso come presa in carico globale della persona, condiviso negli anni con la Fondazione Hospice Seràgnoli è emblematico di una prospettiva virtuosa, a partire dalla quale la complementarità e le connessioni fra le diverse realtà del privato sociale, del terzo settore e del pubblico marcano la differenza in termini di efficacia, efficienza e qualità dei servizi. L’impegno della Fondazione non può che essere quello di perseguire il bene comune, obiettivo che è già al centro di ogni progetto e di ogni iniziativa. Ma occorre fare sistema, mettere a disposizione idee e risorse, coinvolgere le comunità e aggregare le migliori energie del territorio. Solo così si potrà rispondere efficacemente ai bisogni delle persone e delle famiglie.
Il supporto dato al servizio di “Accompagnamento psicologico” attivato presso gli Hospice nel periodo della pandemia esprime bene il significato del concetto di “presa in carico globale” della persona, in tutti i suoi bisogni. Voi siete impegnati in diversi progetti d’impatto sociale. Dal vostro osservatorio, come sono cambiati i bisogni del territorio in questi ultimi anni? Quali sono i bisogni emergenti?
Il perdurare della pandemia, caratterizzata dall’alternanza di momenti “stop and go”, ha inevitabilmente causato sofferenze economiche, difficoltà occupazionali e tensioni finanziarie: obiettivo prioritario della nostra Fondazione è investire in progettualità volte a contrastare le già marcate diseguaglianze economiche e sociali, sostenendo la ripartenza, la rielaborazione e l’adattamento. Ci piace immaginare che l’approccio alla programmazione dei prossimi anni sia volto a gestire in maniera ordinata un’ineludibile “navigazione a vista” tra i bisogni del territorio, mettendo a valore quegli aspetti che sono risultati fondamentali nell’approccio alla prima fase pandemica – e che nel nuovo scenario risultano ancor più preziosi – come la capacità di attivare reti di collaborazioni e il coinvolgimento di tutti gli stakeholder. Ritengo che la crisi globale abbia ancora una volta evidenziato il significativo portato di innovazione e di efficacia intrinseco alla modalità dell’agire “insieme con”, modalità particolarmente cara alla nostra Fondazione.