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La bella immagine cui Tiziana Ferrari, Direttore Generale di Confindustria Emilia, ricorre per dare il senso dell’impegno che lega l’Associazione di imprese da lei guidata alla Fondazione Hospice Seràgnoli non viene dal mondo del business, e nemmeno da quello dell’impegno sociale. Ma prende spunto dallo sport. «Mi piace pensare a quel che stiamo facendo come fosse la frazione di una staffetta, all’interno di una gara dove facciamo il massimo per dare il nostro contributo, ma nella quale la vittoria dipende dall’impegno di tutti coloro che percorrono le altre frazioni». Il testimone che Confindustria Emilia ha preso in mano con grande impegno si chiama “Uniti per fare Grandi Imprese”, il progetto della Fondazione Hospice Saràgnoli volto a promuovere un “Network di aziende amiche degli Hospice”, per consentire un sostegno continuativo a supporto delle attività di assistenza, formazione e ricerca realizzate dalla Fondazione. Una frazione di staffetta lunga, quella che Confindustria Emilia ha deciso di percorrere: un primo accordo decennale è stato di recente rinnovato, per altri dieci anni. Le risorse donate sono destinate a sostenere l’attività di cure palliative dell’ambulatorio della Fondazione attivo presso l’Ospedale Bellaria di Bologna.
Dottoressa Ferrari, scegliere di investire su un impegno filantropico decennale indica una convinzione profonda. Da dove nasce questo impegno a lungo termine?
La responsabilità sociale di impresa è tale solo se è sostenuta da una visione strategica di lungo periodo. Perché dall’altro lato, sul fronte di chi come la Fondazione Hospice investe nel dare risposta a un bisogno reale e crescente del territorio, quello della cura di persone e famiglie in una fase delicata della vita, è necessario sapere di poter contare su una continuità di collaborazione. Si tratta di una collaborazione che ha già anni di storia alle spalle e vogliamo continuare a far parte di questa storia. Per costruire percorsi importanti sono convinta sia necessario non solo “partire”, ma avere la costanza e la convinzione per continuare.
Nel fare il bene ci vuole quella stessa perseveranza che i nostri imprenditori mettono nel fare impresa. L’impegno sociale, la generazione e distribuzione di un valore sociale collegato al fare impresa fa parte di quel “modello emiliano” dell’approccio al business che crediamo – senza falsa modestia – sia un modello utile da esportare anche in altri territori del nostro Paese.
L’attenzione delle imprese ai criteri ESG – relativi alla sostenibilità ambientale, sociale e di governance – è il tema del momento per l’industria e per la finanza. C’è però uno sbilanciamento verso la “E” di questo trittico, la sostenibilità ambientale. In questo senso, con la vostra scelta voi andate quasi controcorrente…
Vero, negli ultimi anni i temi del climate change e della sostenibilità ambientale sono diventati cruciali, ma è altrettanto vero che nel nostro territorio la tradizione della responsabilità delle imprese verso le persone e verso le comunità non è una questione di anni, ma di decenni se non di secoli. Anche in imprese medie o piccole, che non hanno magari la forza per dar vita a grandi progetti, ci sono tantissime storie persino commoventi di attenzione e sensibilità dell’imprenditore verso i suoi collaboratori e verso le comunità di riferimento. Ad esempio, le iniziative messe in campo dalle singole imprese nel periodo più difficile del Covid, per evitare ferite nel tessuto sociale…
Storie che restano riservate, che non hanno bisogno del clamore mediatico per avere valore. In questo senso, la nostra adesione al progetto della Fondazione Hospice è quasi una scelta naturale, fa parte del nostro DNA e della nostra convinzione rispetto al senso di fare impresa.
Tra le varie cause del territorio che è possibile sostenere, da dove nasce l’attenzione nei confronti delle cure palliative?
Ci sono due aspetti di valore. Da un lato, c’è il riconoscimento per quel che in maniera pionieristica all’inizio, e poi con un seguito via via sempre più ampio, la Fondazione Hospice Seràgnoli ha saputo fare per affermare un ambito della cura innovativo e per tanti aspetti coraggioso come le cure palliative. L’aver in minima parte contribuito all’affermazione in Italia di questo elemento di civiltà della cura è un fattore di orgoglio. Poi, entrando nel merito, la Fondazione attraverso gli hospice e l’attività degli ambulatori dà risposta a un bisogno sociale importante e a un aspetto delicato della fragilità, in una fase della vita della persona che richiede un’attenzione alla “cura” nel senso più alto del termine.
Rendi la tua impresa protagonista di un grande progetto di Responsabilità sociale: scegli “Uniti per fare Grandi Imprese”.
Per informazioni: tel. 051.271060 – dono@FondazioneHospiceSeragnoli.org