Scarica il numero
Gianni Morandi da Monghidoro, comune dell’area metropolitana di Bologna, è per l’Italia – ma per questi territori soprattutto – molto più di un cantante. Un personaggio che da circa sessant’anni calca le scene dello spettacolo in tutte le sue forme e dimensioni, dalla mu- sica alla televisione al cinema, un punto di riferimento e un esempio di umanità che da sempre passa attraverso l’apertura e l’entusiasmo con cui si mette in relazione con gli altri. Con i suoi fan quando sta sul palco, con i suoi (recenti e numerosissimi) follower sui social, con tante persone che lo hanno conosciuto anche attraverso le diverse iniziative a sfondo benefico che lo vedono impegnato, tra tutte la straordinaria esperienza della Nazionale Cantanti, fondata insieme a una manciata di colleghi nel 1981 e di cui è fin dalle origini la bandiera.
Fa parte di questo suo tratto del carattere anche la prontezza e positività con cui ha accolto l’invito a essere protagonista dell’evento benefico organizzato lo scorso 6 aprile al MAST di Bologna (si veda a pag. 12), a sostegno della Fondazione Hospice Seràgnoli. Un incontro che è stato occasione per sperimentare dal vivo due modi “bolognesi”, quelli di Morandi e della Fondazione Hospice, di guardare agli altri in maniera libera, attenta, efficace. Nel fargli notare come sia straordinario vedere in azione un desiderio così vivo di “fare” per gli altri, Morandi sorride e, togliendosi dal centro della scena, allarga il campo della riflessione a un ragionamento che esce dalla sua città, dalla situazione contingente e diventa chiave di lettura di un Paese intero. «A volte mi chiedo come farebbe l’Italia ad andare avanti se non ci fosse tutto questo mondo diffuso di solidarietà, di condivisione di volontariato, di beneficienza, termine
che non amo, ma che spiega alla perfezione il concetto del “fare bene”.
È un volto straordinario del nostro Paese», sottolinea. «In oltre trent’anni di attività, di partite, di trasferte con la Nazionale Italiana Cantanti ho avuto un’opportunità straordinaria, quella di conoscere migliaia di volontari anonimi, persone di tutte le età e condizioni che dedicano qualcosa agli altri: due ore del proprio tempo, una donazione … è una specie di istinto che appartiene agli italiani ed è in fondo oggi l’unico strumento che ci consente di stare in piedi come Paese: lo Stato, senza questo motore silenzioso, non riuscirebbe a risolvere i problemi di tutti». Un’osservazione che parte dall’esperienza e che diventa un potente racconto della realtà contemporanea. Un tempo esisteva – almeno giornalisticamente – la categoria dei “cantanti impegnati” e l’impegno era inteso nell’accezione di dedizione politica. Poi si è capito che l’impegno è qualcosa che va oltre, è al di sopra delle parti, è prima di tutto orientato alle perso- ne. Quello di Gianni Morandi va sicuramente in questa direzione, senza troppe sovrastrutture: «sta nel comportamento quotidiano di una persona e parte dal rispetto. Come ci si rapporta agli altri, come si è attenti alla propria città, all’ambiente in cui si vive, senza essere prepotenti e senza volere a tutti i costi sopraffare gli altri. Chi si comporta in questo modo, di fatto, sta facendo “politica” attraverso la gentilezza, l’attenzione, l’educazione. Il primo impegno di noi adulti è aiutare i bambini, i ragazzi, a diventare educati, a imparare e praticare questo rispetto».
Nel comunicare questi valori la musica costituisce senza dubbio uno strumento privilegiato; attraverso la musica sono passati, negli anni e nei secoli, i più grandi messaggi e valori universali. Morandi vive di musica e conosce bene questo tocco magico della sua arte, è frutto di una riflessione. «Noi cantiamo per gli altri, non potremmo fare questo mestiere solo per noi stessi. La musica è lo strumento perfetto per comunicare e scambiarsi emozioni, ha una potenza straordinaria, arriva al cuore delle persone. Allora bisogna esserne consapevoli e usarla bene, la musica. Papa Giovanni XXIII, che ho avuto la fortuna di incontrare, mi disse: “Il tuo dono non deve servire a te, ma agli altri”. Ed è vero. È quello che cerco di fare sempre, e soprattutto in serate come questa» dice, mentre la hall dell’Auditorium del MAST comincia ad affollarsi di persone che arrivano per ascoltare il suo spettacolo Le persone sono l’elemento ricorrente nelle parole di Morandi, come in tanta parte della sua vita di personaggio pubblico: un uomo generoso, capace di “darsi” straordinariamente agli altri, di essere sempre accogliente.
Un talento naturale, come quello per la musica, oppure qualcosa che si impara, e da chi? «Nella mia vita, ormai lunga, ho conosciuto tante persone e posso dire di aver imparato qual- cosa da quasi tutti. Forse, ecco, il mio amico Lucio Dalla era sempre molto attento agli altri, soprattutto alle persone più fragili. Lui li chiamava, con quel modo solo suo, “i rottami”. “Stasera faccio una cena coi rottami” mi diceva, “vieni anche tu, fratello?”. Se devo scegliere una persona, però, allora dico sicuramente mio padre: è lui che fin da piccolissimo mi ha insegnato il rispetto per gli altri ed è da quel seme che poi è germogliato tutto il resto».