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Dall’editoria ai brand della moda, dai prodotti di consumo al graphic design. Andrea De Santis, radici bresciane, 43 anni, illustratore dal portfolio di respiro internazionale, con i suoi colori delicati ma decisi e il suo tratto sospeso capace di trasformare ogni immagine in un piccolo (o infinito) racconto attraversa, lavoro dopo lavoro, i mondi più diversi. Sempre svelandone un’anima nascosta, giocosa ma mai leggera. Al contrario, c’è una sensibilità di fondo che è forse la caratteristica che gli ha fatto dire “sì” due anni fa, quando ha iniziato la sua collaborazione con la Fondazione Hospice Seràgnoli prima per la realizzazione delle copertine di Hospes, poi per le campagne di comunicazione e, ora anche dei disegni che accompagnano il nuovo sito web.
I tuoi disegni affrontano con straordinaria semplicità temi non scontati. Che cosa ha significato per te confrontarsi con la complessità di un mondo delicato come quello in cui opera la Fondazione Hospice?
In tutti questi anni mi è capitato spesso di trattare temi molto difficili per testate che si occupano di scienza, ricerca e salute. Posso però dire che quando ho iniziato ad illustrare le copertine di Hospes mi sono trovato di fronte a qualcosa di estremamente delicato: ho dovuto lavorare su me stesso e sul mio modo di affrontare questo tipo di tematiche. Ogni copertina è una grande sfida e un grande esercizio mentale che mi aiuta a creare nuove connessioni.
Per le copertine di Hospes quasi sempre ti trovi nella situazione di “dare un’immagine” a temi spesso astratti: il dolore, la solitudine, l’emozione, il prendersi cura… Come funziona questa traduzione di un’idea in immagine?
Questa domanda coglie un aspetto che spesso mi manda in crisi: non essendo un astrattista ho sempre la necessità di concretizzare anche ciò che è impalpabile. Nel caso di temi astratti come questi devo fare appello ad elementi, possibilmente non banali, che esprimano un sentimento o uno stato d’animo senza mai tralasciare l’aspetto cromatico. Spesso devo creare connessioni tra elementi solo in apparenza scollegati. Succede per esempio nell’immagine realizzata per la homepage del nuovo sito: due operatori sanitari sorreggono la cima di una montagna per facilitare il percorso di un paziente. In questo caso non potevo limitarmi a illustrare una scena didascalica, mostrando tutti gli sforzi fatti dal personale della Fondazione (io odio illustrare immagini didascaliche!); ho quindi immaginato che una montagna potesse racchiudere tutti questi aspetti. Una volta individuato l’elemento chiave, passo agli elementi secondari cercando di mantenere un “ordine di lettura” sensato. Nel disegno che ho citato, per esempio, il percorso continua fino a disperdersi all’orizzonte: il nostro scalatore/paziente ha ancora un lungo percorso davanti, ma senza più montagne troppo faticose da affrontare.
Il tuo stile e la tua costruzione dell’immagine stimolano sempre un cortocircuito tra oggetto e significato. È una narrazione dinamica, mai un’immagine “ferma”. Qual è il segreto?
Questa è una caratteristica che non pensavo si notasse, ma la domanda coglie il punto. Io non sono un animatore, ma il campo del motion design mi ha sempre affascinato. Durante l’ideazione di un’illustrazione cerco infatti di immaginare un prima e un dopo, come stessi scattando un’istantanea.
Un giorno spero di poter dar vita alle mie illustrazioni animandole; per ora mi accontento di realizzare solo un fotogramma di questa ipotetica animazione per dare libera interpretazione a chi lo osserva.
Il mondo digitale in cui siamo ormai immersi vive di immagini, quasi una realtà “instagrammata”. Questo eccesso di stimoli visivi aiuta il tuo lavoro o lo disturba?
È vero, siamo circondati da una giungla di immagini a volte apprezzabile a volte meno, ma senza alcun dubbio questa ricchezza è per me di aiuto: sono costantemente ispirato, anche se spesso accade inconsciamente. C’è sempre una ricerca di immagini durante la realizzazione dei primi bozzetti, inizialmente cercando suggestioni inerenti al tema per evitare di sovrappormi ad altre idee già realizzate, per essere originale. Può sembrare paradossale ma spesso questa ricerca è del tutto casuale e mentre scorro la bacheca di Pinterest può bastare un’immagine o una foto qualsiasi, anche totalmente distante dal tema cui sto lavorando, a darmi il là per iniziare.