Incontri, Solidarietà

La terza età diventa “nuova”

Il bando di Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna introduce, già dal nome, una sensibilità più profonda nell’attenzione a un mondo, quello degli anziani,
che richiede innovazione di pensiero e di strumenti

Uno dei temi portati drammaticamente alla ribalta dall’emergenza Covid19 riguarda la fragilità, la resilienza e, in senso più globale, i “diritti” delle persone anziane. La Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna da sempre dimostra una particolare attenzione, tanto nei ragionamenti di scenario quanto negli interventi concreti che va ad attivare, a questo tipo di ambito. Un esempio è il Bando “Nuove Età” volto a valorizzare e potenziare il benessere complessivo delle persone anziane, delle loro famiglie e comunità di appartenenza, promuovendo sia azioni contro l’isolamento sociale, il decadimento fisico e cognitivo sia interventi di assistenza e supporto agli anziani in condizione di fragilità. Un progetto che, come commentiamo con il presidente della Fondazione Carisbo, Carlo Monti, colpisce innanzitutto per il nome scelto, che denota da subito una diversa sensibilità sul tema.

Dottor Monti, perché anziché usare il termine più diffuso di “terza età”, avete scelto di introdurre il concetto di “Nuove età”? Qual è il valore aggiunto di questo cambio di prospettiva e, collegato a questo, quali sono le opportunità, i punti di vista inediti attraverso i quali si può leggere il valore dei nostri anziani?
«Tra i nostri bandi promossi in area Welfare, abbiamo ideato e attivato dal 2019 una specifica linea programmatica che fosse orientata sia all’innovazione sia alla capacità di fornire risposta a determinati bisogni espressi dalla nostra comunità. Attraverso il bando “Nuove età” abbiamo quindi inteso incentivare una nuova visione e una rinnovata metodologia del sistema di cura dell’anziano, riportando la persona al centro del processo di cura, laddove necessario, e rendendola protagonista attiva del suo percorso di vita. In quest’ultimo biennio, con oltre 500.000 euro investiti per il sostegno di 46 progetti, confidiamo di aver tracciato e intrapreso la giusta direzione».

Si sta diffondendo una “rivalutazione” della vecchiaia. Non più fase conclusiva di una parabola, ma spazio all’interno del quale si genera valore: pensiamo all’importanza dei nonni per famiglie sempre più sotto stress… Quanto a suo parere è diffusa questa consapevolezza degli anziani come risorsa, e non come problema?
«Credo che la pandemia con cui, purtroppo dobbiamo tuttora convivere abbia reso drammaticamente evidente l’importanza del ruolo che
le persone anziane ancora rivestono, all’interno della nostra comunità. La consapevolezza degli anziani come risorsa, tanto più preziosa in frangenti così delicati, non può però sottrarsi al bilanciamento necessario per la loro stessa tutela, sia sanitaria che socio-economica, interpretando al meglio la nostra funzione di solidarietà al fine ultimo di tutelare e rafforzare la coesione sociale di tutto il nostro territorio».

La vostra attenzione nei confronti dei progetti della Fondazione Hospice contribuisce a rispondere ai bisogni della componente più fragile all’interno delle “nuove età”. Perché la scelta di collaborare e quali sono i principali valori che accomunano le vision di queste due realtà, pur diverse tra loro?
«Il sostegno della Fondazione Carisbo alla Fondazione Hospice risale al 2004, un paio d’anni dopo la nascita del primo Hospice a Bentivoglio. Ci accomunano un ruolo proattivo di laboratorio di idee e una programmazione improntata alla creazione di valore durevole per la comunità di appartenenza, nel caso specifico valorizzando non soltanto il benessere ampiamente inteso delle persone anziane o malate, financo in condizioni di estrema fragilità o destinate a congedarsi dalla vita, ma nondimeno potenziando il supporto alle loro famiglie e ai loro caregivers».

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