Scarica il numero
«Perché la musica fa star bene? Perché nasce da noi, ma va oltre noi. La musica non è mai finita, ti regala sempre qualcosa di nuovo, di più, che ti porta altrove. Ecco, la musica è un infinito. A noi, uomini finiti, l’idea dell’infinito fa vivere, crescere, migliorare, sperare. Per me è così da quando sono nato; quasi ancora non camminavo e già vivevo di musica». Le sette note come un balsamo che ci porta oltre la finitezza umana: così descrive la musica il maestro Fio (Fiorenzo) Zanotti, musicista, arrangiatore, produttore, direttore d’orchestra, che ha collaborato con tutti i grandi della musica italiana. Con un patrimonio di competenza nell’orecchio che va dal jazz alla classica al rock e che oltre alle differenze di genere e di armonia nutre una convinzione: «La musica è prima di tutto emozione e l’emozione è qualcosa che, qualunque sia la tua condizione, ti fa sentire vivo». Che la musica sia un motore di vita lo sappiamo – anzi, lo sentiamo – da sempre. Da quando per la prima volta i nostri genitori ci hanno cullato al suono di una ninna nanna. Un suono che placa, che cura quella piccola agitazione che per il neonato, in quel momento, rappresenta tutto il mondo. Cresciamo e ci evolviamo con la musica, nella musica.
La melodia è la via più diretta all’emozione, ci entra dentro senza prima dover fare i conti con la razionalità. Ha una potenza enorme sulla nostra psiche, e – di conseguenza – sul nostro benessere o malessere fisico. È questo il grande campo d’azione della musicoterapia, disciplina che sta vivendo una brillante primavera e che in fondo costituisce una sistematizzazione di qualcosa che non solo ognuno di noi sa da sempre, ma con cui è cresciuta la stessa umanità. Apollo, una delle divinità dell’Olimpo nella classicità greca, era al contempo dio della musica e dio della medicina. Un “cumulo di cariche” non casuale, che racconta molto bene come da almeno tremila anni le sette note facciano parte degli strumenti di chi cura. «Quello che mi affascina della musica», prosegue Zanotti, «è il fatto che ci spinge a usare tanto l’intelligenza quanto la sensibilità, ovvero tutte le nostre “armi” di esseri umani: ci mette in gioco completamente. Per questo, forse, lo stimolo della musica è importante anche per chi è in condizioni difficili, come la malattia. La musica ci sfida, ci chiama a dire la nostra. Fosse anche solo un sorriso, o un silenzio».
Generazioni di sciamani, danzatori della pioggia, grandi sacerdoti e – ultime – rutilanti rockstar, hanno sempre seguito la scia di questo assunto. La musica fa stare bene. Fondamentali, nel confermare questo, gli studi riguardanti i suoi effetti fisiologici: è dimostrato che la musica agendo sul sistema nervoso produce reazioni di tipo muscolare, cardiaco, respiratorio, ormonale, con evidenti ricadute anche sul piano emozionale. Inoltre, la musica agisce su molti livelli contemporaneamente: consente di stabilire un rapporto con il paziente che gioca sugli aspetti relazionali, sulle funzioni esecutive, su memoria e attenzione, sul coordinamento motorio, sullo stress, sulla capacità di usare gli strumenti, sulla connettività tra aree lesionate. «La musica è l’elemento vitale della vita», conclude con un gioco di parole pieno di ritmo Zanotti. Una definizione non medica, che però fa risuonare bene l’idea. Dandole armonia.