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“La formazione? È un fatto di tras-formazione, intesa come acquisizione di una nuova forma nell’approccio alla propria professione. In questo senso, l’ambito delle cure palliative è quello in cui si esprime al meglio il carattere interprofessionale e transdisciplinare della formazione”.
Uno scarto semantico, quello proposto da Luca Barbieri, Direttore Sanitario della Fondazione Hospice MT. Chiantore Seràgnoli, che consente di porre su binari nuovi il significato dei percorsi di apprendimento nell’ambito delle cure palliative e delle cure palliative pediatriche. Il concetto di “acquisire nuova forma” supera il significato più tradizionale che vede nella formazione uno strumento per accrescere o perfezionare le competenze e chiama in causa un’attitudine alla trasformazione continua oggi fondamentale per le professioni della cura, in particolare in cure palliative. Accanto a questo, fa cadere la barriera spesso troppo rigida tra pratica clinica e formazione, evidenziando come cambiare costantemente forma, evolvendo, sia un processo di continui rimandi: si apprende anche facendo e la stessa pratica progredisce e migliora grazie alla formazione.
Un rimescolamento di prospettiva del quale le cure palliative, caratterizzate dalla globalità della presa in carico e dalla necessità di un approccio sartoriale rispetto ai bisogni della persona e della sua famiglia, danno evidenza ogni giorno.
“Il mondo della formazione in ambito medico e sanitario, in primis quello Accademico, è chiamato a una profonda riflessione su come adeguare la propria offerta formativa al cambiamento dei bisogni dei pazienti e delle loro famiglie. I dati epidemiologici ci dicono che la maggior parte dei professionisti di domani dovrà prendere in carico pazienti con patologie cronico-degenerative e questo orizzonte presuppone che già oggi cambi l’approccio alla formazione”, spiega Monica Beccaro, Responsabile di ASMEPA, l’Accademia delle Scienze di Medicina Palliativa della Fondazione Hospice Seràgnoli, che da anni propone e realizza percorsi multidisciplinari di apprendimento e approfondimento di natura integrata, dai Master universitari ai tirocini formativi. “Emerge con sempre più evidenza la necessità che i professionisti della cura, già durante la frequenza dei Corsi di Laurea e indipendentemente dalla disciplina e dalla specializzazione, rafforzino le proprie competenze relazionali-comunicative, etico-giuridiche, e umanistico-sociali”, prosegue Beccaro.
“Per rimanere al passo con una società in continua evoluzione e caratterizzata da differenti approcci culturali ed etici è necessario che i professionisti del futuro abbiano uno sguardo più ampio e una formazione scientificamente solida, integrata con strumenti appropriati a riconoscere la centralità e l’unicità dei pazienti, dei loro bisogni e dei loro valori”.
Data la globalità dell’approccio di cura – propria delle cure palliative – è indispensabile che i professionisti acquisiscano le competenze per riconoscere e gestire i bisogni complessi e insieme sappiano operare in una logica di rete.
L’approccio della Fondazione Hospice Seràgnoli e di ASMEPA alla formazione non è dettato da un principio teorico, ma da una pratica effettiva. Presso il Campus Bentivoglio la formazione d’aula e la formazione sul campo rispondono infatti a questa visione olistica, che è anche profondamente
concreta. “Un percorso di formazione efficace per i professionisti sanitari deve essere fondato su tre principi”, spiega Monica Beccaro: “porre al centro dei progetti formativi le problematiche e gli interessi dei professionisti; fornire strumenti utili per prendere decisioni appropriate nel contesto lavorativo; lasciare uno spazio rilevante alla formazione sul campo, in affiancamento a colleghi più esperti, per favorire il learning by doing. In ASMEPA abbiamo tradotto questi tre principi garantendo una “formazione d’aula interattiva”, basata sulla presentazione e discussione di casi clinici complessi, lavori di gruppo, simulazioni di situazioni che possono presentarsi nella pratica clinica quotidiana e offrendo percorsi di formazione sul campo in affiancamento ai colleghi che lavorano negli Hospice della Fondazione”.
In un approccio così evoluto alla formazione, le competenze non sono più un valore acquisito a beneficio del singolo, bensì diventano strumento di trasformazione per le stesse organizzazioni nelle quali i professionisti operano. “L’attività di formazione rivolta a operatori sanitari o socio-sanitari è un fatto di pedagogia degli adulti e contemporaneamente di strategia aziendale, di investimenti, di politica del personale”, sottolinea Luca Barbieri: “A ciò si deve aggiungere che l’attività di formazione accompagna i momenti e le azioni di cambiamento di una struttura, diventando parte di un insieme di iniziative tendenti al miglioramento globale nel funzionamento dell’organizzazione”.
TESTIMONIANZA
Serena Vella, Specializzanda in Medicina e Cure Palliative – Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
“Ho visto sul campo la medicina che vorrei”
Il tirocinio di due mesi svolto presso l’Hospice Bentivoglio della Fondazione Hospice Seràgnoli, nell’ambito del mio percorso di specializzazione, mi ha permesso di comprendere fino in fondo cosa significa dare concretamente dignità al fine vita.
Punto di forza, vissuto “sul campo”, è il lavoro in team, nel quale ognuno è un tassello importante e fondamentale nell’assistenza. In hospice ho visto
fare la “medicina che vorrei”. Dal punto di vista della crescita professionale, affiancare la pratica alla teoria permette di contestualizzare le conoscenze e arricchire la formazione con scenari pratici e realistici, oltre a offrire spunti alla formazione teorica rivelando eventuali carenze formative.